La Tradizione del Carnevale

Lanima del Carnevale di Viareggio sono le mastodontiche costruzioni in cartapesta, materiale con cui i Maestri costruttori viareggini danno vita a carri allegorici strabilianti. Questi giganti di carta sfidano le leggi della fisica con la loro grandezza e i loro stupefacenti movimenti. L’arte della cartapesta, perfezionata nella tecnica della carta a calco nel 1925, è una lavorazione espressiva incredibilmente versatile che celebra la creatività e il riutilizzo di materiali.

L'Arte della Cartapesta

Tutte le notizie del mondo finiscono a Viareggio. Sì, perché per fare i grandi carri occorrono tonnellate di fogli di carta di giornale, impastati con la colla più semplice e naturale: acqua e farina. 

La materia prima dei carri del Carnevale di Viareggio è la cartapesta, o meglio, la carta a calco. Perfezionata dal pittore e costruttore viareggino Antonio D’Arliano nel 1925, ha permesso di realizzare opere sempre più grandi, ma allo stesso tempo leggere. Modelli in creta, calchi in gesso carta di giornale e colla, fatta di acqua e farina, sono gli ingredienti del più grande spettacolo al mondo nel suo genere. La filosofia del recupero e del riciclaggio, attraverso una tecnica manuale unica, sono la base della manifestazione.

Carri di cartapesta: i giganti del Carnevale

Grazie alla cartapesta i costruttori viareggini possono realizzare veri e propri teatri viaggianti. Alti oltre 20 metri, larghi 12, i carri sono creati per stupire e coinvolgere il pubblico durante lo spettacolo dei Corsi Mascherati. L’impatto scenografico, l’attenzione nella modellatura e nella colorazione, la musica, il brio dei figuranti a bordo, la cura delle coreografie e dei loro costumi, uniti alla spettacolarità dei movimenti, che sfidano le leggi della fisica, rendono queste costruzioni spettacolari e uniche al mondo.

A realizzare le festose macchine di cartapesta sono i maestri costruttori viareggini: ben 23 ditte artigiane, con centinaia di persone al lavoro. Ogni anno, alla fine delle sfilate, una giuria stila la classifica. Il luogo magico, teatro di questa creatività, è la Cittadella dove gli artigiani-artisti del Carnevale creano i grandi carri allegorici che sfilano sui Viali a Mare di Viareggio.

L’arte della cartapesta come forma espressiva

Questa tecnica artigianale, applicata dagli artisti anche in altri settori, come la scenografia, l’arredamento e l’oggettistica, è di facile impiego e può essere usata nelle scuole, dalla materna alle superiori, come linguaggio espressivo autonomo. Essa permette l’unione di più tematiche, dall’ideazione dei soggetti alla struttura portante, dalla modellatura in creta alla formatura in gesso, dall’applicazione della carta alla colorazione. 

La tecnica della cartapesta, in una società sempre più indirizzata verso la computerizzazione, valorizza la creatività privilegiando l’operatività manuale e, in particolare, l’utilizzo ed il recupero di un materiale “usa e getta” 

Come fare la cartapesta e realizzarvi una figura

Il materiale necessario

  • Carta di giornale (quotidiano) color grigio e rosa 
  • Creta 
  • Colla fatta di acqua e farina 
  • Gesso 
  • Giunchi 
  • Legni 
  • Filo di ferro 
  • Stecche per modellare 
  • Colori e pennelli 
  • Lamette (di plastica o metallo) 

Come realizzare una scultura di cartapesta

  1. Per prima cosa bisogna ideare, disegnare e colorare il soggetto del bozzetto.
  2. Costruire con giunchi, legno e filo di ferro l’armatura che dovrà sostenere la creta.
  3. Rivestire l’armatura con la creta che verrà modellata con le mani e con qualche semplice attrezzo (tipo delle stecche).
  4. Inserire sul modello di creta le lamelle che permetteranno il distacco dei due calchi
  5. Con un grosso pennello spruzzare il gesso sul modello di creta, ricoprendolo. interamente. Quando il gesso sarà seccato, togliendo le lamelle, si otterranno due forme concave.
  6. Applicare sulla forma concava di gesso ottenuta pezzi di carta di giornale, facendoli ben aderire. Proseguire sovrapponendo strati di carta grigia e rosa alternati, spennellati di colla di farina. Ripetere il procedimento nell’altra forma concava.
  7. Fare asciugare bene la carta applicata sulle forme. Quando la carta sarà bene asciutta e indurita, staccare dalle forme di gesso i rivestimenti ottenuti.
  8. Unire le due parti ottenute.
  9. A questo punto la ricetta di Burlamacco è al termine, non resta che prendere pennelli, colori e fantasia e dipingere il mascherone.
Burlamacco e Ondina

Burlamacco, maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio, appare per la prima volta sul manifesto del 1931, ed è ideata dall’artista Uberto Bonetti, pittore, grafico e scenografo. Simbolo della manifestazione viareggina, è l’ultima nata tra le tradizionali maschere della Commedia dell’Arte.

Come nasce Burlamacco?

Gli scacchi di Arlecchino, il nero mantello del Dottor Balanzone, il pon-pon di Pierrot, il cappello di Rugantino e la gorgiera di Capitan Spaventa scomposti e ricomposti secondo le interpretazioni tipiche del futurismo, sono gli elementi dell’abito di Burlamacco e racchiudono i tratti essenziali e dinamici di una grafica d’avanguardia. Uberto Bonetti creò una sintesi degli elementi più riconoscibili e interessanti delle tradizionali maschere della Commedia dell’Arte, dando vita a un personaggio di immediato successo.

Il battesimo del Burlamacco avvenne nel 1939 nel corso di una festa a Firenze. Bonetti in quell’occasione regalò al personaggio il suo pseudonimo ‘Burlamacco’. Il nome piacque e si diffuse facilmente per le assonanze colte e popolari che richiamava:

  • Buffalmacco, pittore fiorentino del Trecento che nelle novelle di Giovanni Boccaccio si prendeva gioco dei creduloni e si difendeva dalle angherie dei committenti con le sue burle.
  • Burlamacca è il nome del canale emissario del lago di Massaciuccoli sulla foce del quale è sorto il porto e poi la città di Viareggio; il corso d’acqua a sua volta prendeva nome dalla nobile famiglia lucchese dei Burlamacchi.

Ondina, simbolo dell’estate

La prima apparizione di Burlamacco è stata sul manifesto del Carnevale 1931. Ritratto mentre giunge dal mare, camminando sui moli paralleli di Viareggio, ha al suo fianco una bagnante, con il nome di Ondina, immagine solare dell’estate da trascorrere sulle spiagge viareggine. Con costume tipico della moda degli anni Trenta è l’emblema della stagione balneare, dell’estate, della Viareggio vacanziera.

Insieme le due figure sono icone delle due stagioni della città di Viareggio: l’estate e il Carnevale.

Uberto Bonetti

Allievo all’Istituto di Belle Arti di Lucca di Lorenzo Viani, Uberto Bonetti (1909-1993) si dedicò principalmente alla grafica e alla pittura, anche se i suoi interessi e le sue collaborazioni si estesero all’architettura, al cinema e alla moda. Nella Versilia frequentata da molte personalità della cultura italiana conobbe Luigi Pirandello, Filippo Tommaso Marinetti, Primo Conti, Krimer, Curzio Malaparte ed anche molti uomini politici, di cui realizzò caricature.

Collaborò per tutta la vita con il Carnevale e con il Premio letterario Viareggio restando legato a intellettuali come Riccardo Bacchelli, Alberto Moravia, Elsa Morante, Cesare Zavattini, Eugenio Montale e Pier Paolo Pasolini.